Ecopoint.

Ritorno al futuro

Marketing, tecnologia e suggestioni di una soluzione efficace per un problema moderno.

Ricordo come erano i negozi di alimentari quando ero bambino. Misteriosi ed affascinanti spelonche di odori, sapori, colori. Si entrava sorpassando tendine di perline di legno colorate che rispondevano al comando di “apriti sesamo” solo possedendo le 5 o le 10 lire che allora erano anche di carta.

 In file ordinate sacchi di cereali noci e farine, casse di paste e pane, vasi di vetro di caramelle e dolciumi, barili e giare di prodotti conservati alici, tonno, baccalà, olive, salumi ed insaccati appesi al soffitto, forme di formaggi di vario tipo impilate una sull’altra in un equilibrio che sembrava precario ma evidentemente non lo era poi tanto, e poi ancora vassoi di ricotte, creme, dolci, e qualche volta anche arrosti porchette ed ogni ben di dio

Si entrava, si sceglievano i prodotti da acquistare che il negoziante o il commesso avvolgeva in carta, oleata, o insaccava attraverso appositi cucchiaioni metallici o di legno (le sassule) in buste di carta, o confezionava in cartocci conici predisposti all’istante dalla mano abile. Allora tutti i prodotti si vendevano sfusi. Persino le sigarette. Quando più grandicello marinavo la scuola coi compagni facevo peccaminose sedute di fumo clandestino acquistando, con il discreto capitale di venti lire, due sigarette di cui una nazionale (costo 9 lire) e una esportazione (lire 11)

Questo accadeva circa sessanta anni e trenta milioni di tonnellate di rifiuti fa.
Lo sviluppo economico ed il consumismo ci hanno portato, tra i tantissimi vantaggi anche trenta milioni di tonnellate in più di rifiuti. Di questi almeno 11 milioni di tonnellate, ma è una stima al ribasso, sono costituiti da imballaggi di vario genere. Questi imballaggi costano (tanto) in termini economici (produzione e trasporto) e questo costo incide direttamente sul prodotto e viene pagato all’acquisto dal consumatore. Ma hanno anche un costo sociale (salatissimo) di tipo ambientale. Costituito dalla materia prima alberi se si tratta di carta e energia (petrolio) se si tratta di plastica e poi acqua e H2O per i processi produttivi. A questi costi si deve aggiungere il costo altissimo di smaltimento ancora purtroppo incontrollabile ed incontrollato: produzione di CO2 e polveri sottili se viene smaltito bruciandolo, inquinamento pluriennale se viene smaltito in discarica.

Gli ecopoints sono una invenzione (anzi una riscoperta) che risponde a questi problemi ma anche alla necessità di risparmio derivate dalla crisi economica. L’idea si deve a PLEF  (Planet Life Economy Foundation), una organizzazione non profit nata nel 2003 e costituita da manager, imprenditori e professionisti dei mondi industriali, dei servizi e della comunicazione, che opera per favorire l’evoluzione della compatibilità tra ambiente, società e mercato, agendo direttamente sulla catena del valore dell’impresa. PLEF lancia il progetto  progetto Distribuzione Compatibile che riconosce il ruolo fondamentale della distribuzione nella diffusione di un atteggiamento eco-compatibile, applicando metodi che riducano gli sprechi energetici e materiali. Il primo progetto di ecopoint viene presentato da CRAI allo SMAU nel 2004.

Il progetto punta alla eliminazione delle confezioni attraverso la distribuzione di prodotti sfusi. Nella sostanza si ritorna ai negozi degli anni ’50 ma il processo distributivo viene capovolto da innovazioni di tipo hi tech. Non è il negoziante o il commesso a manipolare i prodotti, ma il consumatore stesso. I prodotti sono contenuti in trasparentissimi contenitori/distributori automatici in policarbonato e mantengono quindi tutto l’appeal di origine e tutte le informazioni della confezione. Il cliente trasferisce attraverso dei dosatori automatici solo la quantità desiderata di prodotto in un sacchetto speciale. Le innovazioni stanno nel sistema di distribuzione e soprattutto nei materiali.

Gli erogatori dei prodotti sono realizzati a iniezione in policarbonato trasparente, e risultano inalterabili nel tempo, idonei al contatto con gli alimenti, molto solidi e resistenti ai raggi UVA (caratteristica quest’ultima, che consente il prolungamento della fragranza e freschezza degli alimenti).
Inoltre, i sacchetti contenitori della merce acquistata, realizzati con lo speciale film NatureFlex,  sono biodegradabili.

Il cliente ha tutti i vantaggi della confezione ed in più la possibilità di acquistare solo la quantità desiderata con un risparmio che va dal 5% per la pasta al 80% per le spezie.
Gli EcoPoint  si presentano in genere come enormi giocattoli colorati. Lunghi da tre ai 15 metri e alti 3, sono carichi di leve che erogano a vista multiformi e variopinte prelibatezze.
Le categorie presenti in un centinaio circa di dispenser sono: pasta, riso, caffè, cereali prima colazione, legumi, spezie, frutta secca, caramelle, petfood (croccantini cane/gatto)
Sono ancora in corso di sperimentazioni i dispenser per prodotti liquidi (prodotti detergenza liquidi igiene casa e persona e prodotti alimentari come vino, acqua minerale, birra, latte).

Gli EcoPoints hanno molte valenze commerciali, economiche, ambientali. Sono diversi infatti i punti di forza della vendita sfusa per il commerciante: la possibilità di soddisfare aspettative di innovazione e rispetto ambientale dei consumatori, il rafforzamento del merchandising nel punto vendita (i colori e la possibilità di vedere direttamente il prodotto nei dispenser rendono l’area vivace e attraente), la fidelizzazione della clientela.

Per il consumatore i vantaggi sono di carattere economico costituiti dal risparmi nel prezzo ma anche nel minore spreco potendo acquistare solo la quantità desiderata. Per la collettività c’ un vantaggio ambientale notevole costituito da minore spazzatura in circolazione, risparmio energetico, minore produzione di CO2, aumento del senso di responsabilità collettiva etc.

Come abbiamo visto un Ecopoint è costituito da un progetto commerciale, dalla disponibilità dei prodotti sfusi, da contenitori particolari e da un prodotto di confezionamento.
CRAI sta installando presso i suoi punti di vendita una linea di ecopoints “chiavi in mano” cioè fornisce tutto: progetto, prodotti, confezione. Ma non è il solo e neanche il primo infatti da qualche anno vende in italia prodotti sfusi anche Self Discount di Auchan,
presente in Italia con 15 ipermercati

A mio modesto parere gli ecopoints sono destinati ad una crescita consistente e veloce. Si sta moltiplicando infatti la richiesta sia da parte dei consumatori che da parte di negozianti ed operatori del settore che hanno fiutato l’affare.
Analizziamo brevemente tutte le componenti di un ecopoint per chiarire a chi volesse intraprendere un simile investimento, al di fuori della catena CRAI,  gli eventuali problemi che deve affrontare.
Il progetto commerciale.

E’ difficile concepire un ecopoint come una struttura di vendita autonoma ed autosufficiente. Le attuali abitudini di acquisto, la mancanza di tempo, prevedono il fare la spesa come una attività  che prevede di rifornirsi di tutto quello che serve in un tempo (limitato) determinato. Non sono tantissimi i prodotti che si possono vendere sfusi e tramite dispenser automatico. E’ più facile quindi ipotizzare un ecopoint come una parte (un punto) della propria struttura di vendita.

Il progetto deve pure prevedere la possibilità di rifornirsi di prodotti sfusi garantendo comunque in ogni caso qualità, integrità del prodotto, scadenza, tracciabilità etc. Il consumatore ecologista è in genere un consumatore colto e avveduto e non baratterà mai il risparmio e/o la coscienza ambientalistica con una minore garanzia di qualità. Il progetto oltre alle dinamiche tipiche dei processi di lavorazione di ogni esercizio commerciale, deve farsi carico anche di una maggiore (quasi totale) responsabilità della qualità dei prodotti che vende.

I contenitori dei prodotti adempiono non solo alla funzione di contenitori/conservatori dei prodotti ma sono soprattutto dosatori e dispensers.
Le diverse linee di dispersers sono prodotti da Trade Fixtures (http://www.tradefixtures.com/) un’azienda dell’Arizona che è leader mondiale del bulk marchandising (così viene chiamato questo tipo di distribuzione). Per chi fosse interessato non è comunque necessario mettersi a fare import-export. I prodotti di Trade Fixtures sono commerciate in Italia da Pasolini Luigi Spa (scarica il catalogo). Product manager di PasoliniSpa è Alberto Berton che fa anche parte del Comitato scientifico di PLEF (http://www.plef.it)

Come già detto i dispenser di prodotti liquidi (sia che si tratti di prodotti alimentari che di detersivi) sono ancora allo stato sperimentale. Per quanto riguarda la distribuzione di detersivi liquidi, segnalo l’esperienza dell’azienda veronese Mille Bolle Point. (www.millebolle.it) che ha già diversi punti vendita in Veneto e in Emilia. Nei suoi punti vendita il cliente entra con una bottiglia e la riempie del prodotto desiderato (liquido per la lavatrice, lavapavimenti, ammorbidente, sapone per i piatti concentrato) risparmiando una media del 40% sul prezzo, ma facendo risparmiare all’ambiente in termini di energia, acqua, CO2.

Non sono ancora molte le aziende che forniscono prodotti sfusi, ma è prevedibile che crescano man mano che questo canale di vendita aumenta di importanza. La crescita dovrebbe comportare automaticamente una maggiore specializzazione e una relativa diminuzione del prezzo dei prodotti stessi. In ogni caso, come fa notare Alberto Berton in un suo articolo apparso su Largo Consumo, è probabile che gli ecopoints scavino nuovi spazi per la piccola produzione locale che oggi non ha più spazio proprio perchè ha difficoltà di confezionamento dei propri prodotti.

I sacchetti contenitori della merce acquistata, sono realizzati con lo speciale film NatureFlex, prodotto con pasta di legno ottenuta da apposite piantagioni rigenerabili, dotato di certificazione di compostabilità UE (EN13432:2000) e US (ASTM D6400-99). Di alta lucentezza e trasparenza, sono biodegradabili in ambiente acquatico (acque nere di scarico) e permeabili all’umidità. Il nature Film è prodotto da Innovia Films una multinazionale specializzata nella produzione di packaging che vende in tutto il mercato europeo. Nature Flex è distribuito in Italia da diverse aziende.

Per concludere un paio di pensieri.
Come detto nel titolo gli ecopoint sono una soluzione avanzata per un problema ambientale, i rifiuti da imballaggi, posto dalla modernizzazione. Come spesso accade, quando una soluzione è buona, non risolve solo il problema per cui è stata ideata, ma diventa essa stessa un valore.

Le attuali esperienze, Ecopoint CRAI, si pongono come soluzioni industriali di filiera e quindi con soluzioni obbligate. Nulla vieta però che diventino soluzioni e scelte individuali e diffuse. In realtà gli impianti necessari sono già disponibili per chiunque e la vendita all’ingrosso dei prodotti sfusi esiste da sempre ed una su diffusione si presenta come estremamente conveniente.

In futuro quindi la distribuzione si indirizzerà verso i prodotti sfusi?
Assolutamente no. La società è già adesso molto complessa e corre verso una maggiore complessità. Si può prevedere che coesisteranno nella distribuzione futura tante soluzioni e tante metodologie. Almeno per molti anni le soluzioni “ecologiche” saranno solo una parte della vita futura.